TERRE DEI CAVALIERI DI MALTA
a Alberese (Grosseto)


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È un paesaggio incantevole quello della Maremma di Grosseto situato presso la foce dell’Ombrone, formato, oggi come ieri, da macchie, tomboli, estesi campi, poderi e case di antico nome trasformate in agriturismi a continuare in modo diverso, secondo lo stile dei nostri tempi, la loro secolare vocazione.
Anche Alberese e le rovine dell’abbazia di San Rabano, che fu già Santa Maria Alborense, mostrano il loro indubbio fascino agli occhi del visitatore mentre brevi storie di archivio sui Cavalieri di Gerusalemme conducono in epoche mai esplorate del tutto.
Di loro parlò il Repetti nel suo Dizionario:

“Dopoché dal pontefice Giovanni XXII, nel 1221, fu concesso il monastero dell'Alberese con le sue adiacenze ai cavalieri di Rodi, il gran maestro Villanuova l'assegnò in prebenda al gran priorato di Pisa, che vi eresse una specie di castello, presidiandolo a difesa del luogo dalle incursioni dei ladroni e dei corsari. Più tardi passò in enfiteusi ai Granduchi di Toscana della dinastia Medicea, dai quali l'ottennero i principi Corsini, che recentemente hanno riceduto la tenuta dell'Alberese all'Augusto regnante Leopoldo II, mercé cui fu dato opera alla bonificazione della sua palude”.

Pochi altri studi ne hanno scritto, ricordando in modo indeterminato la fine dell’esperienza locale dei Cavalieri, che mantennero, pur con delle interruzioni, i beni dell’Alberese fino alle soppressioni napoleoniche (1808-1810) (1).
Le loro terre nel secolo precedente sono segnate in una Informatione inedita e degna di trascrizione, contenuta in una miscellanea del Gran Priorato di Pisa, giunta ai nostri giorni.
Il foglio non presenta data. Tuttavia, il tipo di scrittura e un “S.A.I.” (Sua Altezza Imperiale) alla fine lo riportano al periodo della Reggenza degli Asburgo Lorena, agli anni tra 1737 e 1765, quando l’imperatore era Francesco Stefano coniuge di Maria Teresa.
L’inizio della nuova dominazione d’altronde ne giustificava la stesura, essendo un elenco-verifica dei beni utile per progettare quei cambiamenti che nel secolo sarebbero stati giudicati opportuni. È posteriore quindi ad altre descrizioni datate 1597 e 1629 *.


Questo è il testo:

"Informatione dello stato della Commenda dell'Albarese sotto il titolo di S. Rabano di Malta.
Prima. Terre della Corsica lavorative moggia (2) circa cento, a terzeria (3) si sementano per ciaschedun anno moggia trentatre, e stara otto grano.
Terre della Spargolaia unite ad altro lavoro detto a Volta, quali si sementano come sopra, moggia circa cento.
Terre del lavoro detto Tonbolello, sono moggia circa cento, e si sementano come s’è detto.
Terre contigue al Palazzo dell'Albarese sono moggia circa cinquanta, che si sementano come sopra.
Che in tutte sono in terre lavorative moggia trecento cinquanta in circa, e spartite in terzeria sono a semente annua moggia cento sedici incirca.
Bandita di erba di inverno detta il Pian delle Cavalle per il medesimo bestiame sarà capace di bestie grosse in numero di cento sessanta senza le piccole.
Altra bandita detta il Tonbolello e Cerretale, parimente di inverno serve per le bestie da giogo, e sarà capace di circa a numero trecento.
Erbatici per bestiame minuto, cioè pecorino, serviranno al mantenimento del numero di duemila cinquecento.
Il Palazzo con stanze numero sedici, granaro nel detto, capace circa moggia cento cinquanta di grano.
Cappella sotto il titolo di S. Rabano con suo rettore.
Ferraria.
Stalla per i cavalli da sella, capace di sei cavalli.
Una vigna di rendita circa botti dodici di vino l'anno.
Orto vivo di buon suolo.

Confini

A’ ponente confinano la Torre delle Saline e fiume Ombrone.
A’ tramontana confina con la Bandita della Gioncola della Comunità di Grosseto.
A’ levante la Banditella di detta Comunità.
A' i mezzi giorni confinano i Dicioccati, o vero Poggiali di S.A.I.”.


Con l’aiuto delle mappe del Catasto ottocentesco e di Google è stato possibile vedere alcuni dei luoghi dell’ Informatione, nel complesso ubicati all’incirca tra l’ultimo tratto sinuoso dell’Ombrone e la via Aurelia moderna. Il toponimo Corsica è scomparso. Spergolaia e Giuncola esistono ancora, la Torre delle Saline è da ricondurre con gran probabilità a una torre scomparsa a circa 4 km da dalla foce, bella esteticamente e importante: la torre della Trappola. Il nome fu dovuto a uno sbarramento sul fiume fatto da catene che all’avvicinarsi del pericolo venivano tirate su, intrappolando i navigli nemici, come i pericolosi “legni barbareschi”.
Le saline costituirono per diverso tempo una fonte d’entrata per il territorio e vennero amministrate dal Magistrato omonimo di Siena. Furono disattivate nel 1758 e da allora zona e torre persero importanza.
Al tempo dell’ Informatione anche i Cavalieri di Malta si occupavano ormai soprattutto di grano e di bestiame.


Il documento però ne ricorda indirettamente l’indubbia posizione strategica, che fu l’eredità storica dell’abbazia benedettina di San Rabano. Anche quest’ultima infatti ebbe una parte nel progetto di custodia del territorio. Oggi le sue rovine meravigliano per la bellezza e l’imponenza mostrate.

Paola Ircani Menichini, 15 gennaio 2020.
Tutti i diritti riservati




Riconoscimenti

– Buoi maremmani, foto di Maurizio Capone, 2017, da Google Maps.

– La prima parte dell’ Informatione, foto di P. Ircani Menichini, 2020.

– Particolare sul tratto sinuoso del fiume Ombrone del Catasto Leopoldino - Alberese, dal sito web Castore.

– L’antica abbazia di San Rabano, foto Alessio alex b desmo Becci, 2019, da Google Maps.

Fu edificata circa nel secolo XI dai benedettini Cassinesi, ai quali subentrarono i Cistercensi. Repetti riferisce su un’elargizione di decime fatta il 7 aprile 1101 e di una concordia del 29 marzo 1199, fra Lotario abate dell'Alberese e Vernaccia abate di Sestigna.

Fu istituita in commenda dei Cavalieri di Malta nel 1303 e divenne successivamente un fortilizio.

Più tardi i cavalieri si trasferirono nel luogo dove sorge il centro moderno di Alberese.


Note

(1) cfr. http://atlante.chelliana.it/
alberese_alberese.htm (mappa fine secolo XVIII) e Santa Maria dell’Alberese - Le complesse vicende di un monastero ..., p. 210.

(2) moggio: misura per granaglie, costituito da 8 sacca di litri 73,0886 ciascuno (= 584,7088). Il sacco era formato di 3 staia.

(3) La terzeria attribuiva due terzi dei prodotti al concedente e un terzo al terzadro.



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